Un agente biologico è un'entità che agisce sull'ambiente circostante attraverso processi biologici. Con la locuzione ci si riferisce spesso ai microorganismi, come batteri, virus, protozoi, parassiti e funghi, ma ci si può anche riferire a sostanze prodotte da esseri viventi come le tossine. L'accezione con cui si utilizza questa locuzione è sia medica, nel contesto di un microorganismo che provoca una malattia,[1] sia militare nel contesto della guerra biologica.
L'accezione militare comprende l'utilizzo di un agente biologico come strumento di offesa al fine di diffondere il contagio in territori e popolazioni nemiche, rientrando pertanto tra le armi di distruzione di massa.
L'uso di agenti patogeni nella caccia e in guerra non è un concetto nuovo, ma è documentato fin da tempi molto antichi,[2] ed è stato progressivamente vietato dalla legge e dalle convenzioni internazionali. Causare un'epidemia oppure avvelenare le acque o sostanze alimentari sono due reati puniti in Italia secondo gli articoli 438 e 439 del Codice penale. Lo stoccaggio e l'uso di armi biologiche è stato vietato dal 1972 dalla Convenzione per le armi biologiche. L'uso clandestino di armi da parte di uno Stato o l'uso da parte di gruppi non nazionali può essere considerato bioterrorismo.
Rispetto ad altre armi di distruzione di massa, le armi biologiche si distinguono soprattutto per il loro costo di fabbricazione relativamente basso e per la difficoltà di rilevarne l'uso. Questo è il motivo per cui diversi paesi del Terzo mondo si sono dimostrati capaci di sviluppare armi biologiche[3].
Gli agenti biologici usati nella realizzazione di questo tipo di armi si dividono in base al tipo:
L'impiego più efficiente è la dispersione degli agenti biologici in di particelle di aerosol, mentre l'uso di dispositivi esplosivi, la contaminazione di acqua e cibo, e la trasmissione da vettori animali sono meno efficaci[4].
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